Fiera di San Nicola

Unica sopravissuta, continua ancora a perpetuare l’antichissima tradizione delle fiere pesaresi, testimoniando la persistenza degli antichi miti della memoria popolare e dei consueti rituali dell’identità cittadina, che il progresso e il lavorio dei secoli non hanno ancora cancellato.

La Fiera di San Nicola è l’unica sopravvissuta di varie fiere che si svolsero a Pesaro nei secoli passati in diversi periodi dell’anno, legate ad antiche consuetudini e tradizioni, di cui si è perduta ogni memoria ma di cui è rimasta ancora documentazione inedita tra manoscritti e carte d’archivio.

Delle varie fiere che si svolgevano a Pesaro nei secoli passati è rimasta solo l’”antichissima e rinomata” fiera di San Nicola, cosiddetta perché inizia il 10 settembre, giorno onomastico del santo di cui porta il nome, e che dura attualmente tre giorni, mentre in passato si protraeva dall’uno al quindici dello stesso mese.

Sorta in origine come fiera di merci e bestiame, era collegata al culto di San Nicola da Tolentino, che a Pesaro risaliva al 1258, quando il neo sacerdote agostiniano fu inviato nel monastero dei padri eremitani agostiniani, situato sulla collina di Valmanente nelle immediate vicinanze della città e successivamente intitolato al santo (oggi adibito a centro religioso e culturale).

Originariamente larga parte avevano in essa anche i prodotti dell’agricoltura, tra cui primeggiavano per quantità e varietà agli e cipolle, cui era riservato un posto privilegiato in piazza Maggiore (oggi piazza del Popolo): rimaste nei secoli il caratteristico segno distintivo della fiera e della sua raffigurazione nell’iconografia popolare, hanno denominato la fiera stessa, detta fino alla prima metà del Novecento “fiera delle cipolle”.

 

vai alla fonte